3 easter

復活節 第3月
ヨハネ6・22-29

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 Riflessione sul segno eucaristico

Economia della grazia

Ossevatore Romano, 16 maggio 2023

Il segno eucaristico non rinvia in prima istanza alla croce ma all’economia della grazia: «La grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo» (Giovanni, 1, 17). In effetti durante le settimane di Pasqua la liturgia propone, sia nel ciclo festivo che feriale, passi del quarto Vangelo in cui il segno eucaristico non è introdotto nella cena di addio ma dopo la moltiplicazione dei pani, attraverso il tema del pane disceso dal cielo. È associato alla manna: «Non è Mosé [...], ma è il Padre mio che vi dà il pane del cielo, quello vero» (Giovanni, 6, 32). È collegato all’economia della grazia, a quello status originario, sempre in atto, dal quale l’umanità è fuoriuscita non tanto a causa del peccato ma del nascondimento che segue al peccato e che produce separazione.

«Dove sei? Mi sono nascosto». Nascondersi da Dio non è possibile. Ma nascondersi a se stessi separa da se stessi e da Dio, separa dalla verità, porta verso una deriva di oscurità sempre più fitta. Gesù vede nella verità, vede nel buio fino in fondo, fino alla soglia più profonda del dolore che è l’assenza di Dio. «Padre, perché mi hai abbandonato!». Gesù penetra nell’abisso del cuore umano, non rifiuta niente. Assumendo quello che l’umanità non può patire, spalanca canali di grazia. Il segno eucaristico in Giovanni acquisisce una valenza dilatata che apre alla sovrabbondanza, come testimonia il segno della moltiplicazione dei pani: «Dopo aver reso grazie» (Giovanni, 6, 11). Il pane disceso dal cielo è il verbo incarnato che, pur entrando nell’umano, non perde la sua natura divina e pertanto riversa nell’umanità stanca e inaridita, sottoposta al giogo della forza, la vitalità sorgiva dell’atto creativo, la leggerezza della grazia. Verbo incarnato è l’espressione forte attraverso cui l’evangelista Giovanni sintetizza la straordinaria novità dell’annuncio: l’infinita potenzialità della parola creatrice, del verbo, è accolta in pienezza in un essere umano.

«In principio era il verbo» rinvia all’inizio della Genesi, all’opera creatrice. Si potrebbe declinare anche come: nel Padre era il Figlio. Evidente allusione alla Trinità, al movimento relazionale intrinseco a Dio. Se il Padre rimane misterioso e insondabile, il Figlio viene alla luce, è l’essere umano stesso, «Adamo, figlio di Dio» (Luca, 3, 38), che però solo nella piena maturità assume la potenzialità creatrice del Padre. Il Figlio nell’eterno è sempre nella pienezza, ma nel tempo lo diviene lentamente. Il verbo incarnato costituisce il punto di arrivo di un lungo processo di evoluzione che si realizza attraverso la relazione con Dio. Questo il senso stesso dell’attesa messianica. Il pane disceso dal cielo è la divina umanità di Gesù, è l’essere del Figlio mandato nel tempo. L’evangelista insiste particolarmente sul termine “mandato” che porta in sé la valenza semantica di inviato, angelo, e che nella Bibbia ha sempre connotati umani. Il Figlio è sempre mandato, ma solo dopo un lungo avvento trova le giuste condizioni per incarnarsi, trova l’innocenza originaria, lo stato di grazia.

L’economia della grazia richiede lo stato di grazia, per questo Maria è la porta che riapre il muro del nascondimento, della difesa, della morte. Implica la purità di cuore di chi completamente si affida. Richiede la fede. «Questa è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna: e io lo risusciterò nell’ultimo giorno» (Giovanni, 6, 40). Il Padre non vuole la morte del Figlio sulla croce, vuole che l’amore trionfi sulla terra, ma poiché dominano violenza, ingiustizia, odio, l’amore divino penetra assumendo in sé il dolore, patendo quanto l’umanità non è in grado di patire. La morte di Gesù sulla croce non ha il significato di risarcire Dio, è atto d’amore puro: «Io do la mia vita [...], nessuno me la toglie: io la do da me stesso» (Giovanni, 10, 17-18). E poiché chi vede il Figlio, vede il Padre, vuol dire che il Padre stesso porta in sé questo abisso di dolore, che l’amore puro cerca il non amore, desidera andare a colmare l’assenza di amore. La fede libera dalla difesa, dallo stato di nascondimento, permette di partecipare della grazia, di ricevere il perdono, il dono che non viene mai meno, il dono della vita che è vita eterna. L’excursus rintracciabile in Giovanni dilata talmente il significato eucaristico da farlo combaciare con la fede stessa. Più c’è affidamento, più si partecipa della grazia, più si incarna il segno eucaristico. Gesù si affida completamente al Padre, partecipa della grazia, si dona senza forzatura, per adesione totale all’amore puro, senza più scarti. L’amore desidera solo colmare ogni vuoto, entrare dove è assenza d’amore. Non forza, lascia che il tempo maturi le condizioni. Patisce, sta nella passione di quello che passa, non si ritrae.

Il segno eucaristico nel quarto Vangelo pervade interamente la vita pubblica di Gesù fin dall’inizio, quando il Battista lo riconosce: «Ecco l’Agnello di Dio, colui che assume il peccato del mondo» (Giovanni, 1, 29), chiara allusione alla Pasqua dei giudei, in cui però il rito è superato dalla vita, il memoriale attualizzato. Come già evidenziato, si definisce nell’immagine del pane disceso dal cielo che è Gesù stesso. Mangiare la sua carne, bere il suo sangue, significa radicarsi profondamente nella sua umanità, custode dell’essenza divina, dell’amore puro. Il probabile termine ebraico, bassar, carne, riguarda l’essere vivente nel suo insieme. Nell’ultima Pasqua poi, durante la cena d’addio, nei capitoli 13-17 riporta il discorso di commiato di Gesù attraverso cui rende partecipi misticamente i discepoli della comunione d’amore che lo unisce al Padre, che lo unisce a loro. Il segno eucaristico si dilata all’infinito rivelando che la grazia si effonde dalla corrente dell’amore trinitario che genera amore. Dove cade la resistenza, dove non c’è più difesa, ma totale fiducia, l’amore gratuito genera e si effonde. Il segno eucaristico rivela la sua vittoria sulla morte proprio attraverso questa infinita potenza generativa. Il culmine dello svelamento che avviene sulla croce — «li amò fino alla fine» (Giovanni, 13, 1) — porta pienamente alla luce l’insondabilità della misericordia, di quell’amore che si fa presente proprio dove è assenza di amore.

di Antonella Lumini

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つまりどんなに大きな奇跡を経験していても、それがイエス・キリストが「神から遣わされた者」であることを読み取るしるしにはなるとは限らないのです。見ることと、見抜くことは違う、あるいは見ることと見分けることは違うということです。見てはいても見抜くことができない。あるいは見分けることができない。イエス・キリストは別のところでイザヤの言葉を引いて「あなたたちは聞くには聞くが決して理解せず、見るには見るが、決して認めない」(マタイ13:14、イザヤ6:5)とも言われました。
これは今日の私たちにもあてはまることではないでしょうか。私たちも、時々不思議な出来事に遭遇いたします。その時に、同じ経験をしていても、ある人はそれを単なる偶然と見ますし、ある人はそこに何らかの神様の働きを見ます。いい出来事があった時に、ある人はそれを単にラッキーと喜ぶだけですが、ある人はそこに神様の恵みを覚えて、感謝をします。逆に悪いことが起こった時にも、それをただ不運と見るのか、あるいはそこに神様の何かしらの警告を見るのか。「神も仏もあるものか」と思うか、あるいは「どうして神様はこのようなことをなさるのか」と深く考えるか。そこに違い
が出てくるのではないでしょうか。http://www.km-church.or.jp/index.html
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パンのふやしの奇跡を通してイエスの力を知った群衆たちは、イエスを求めて湖の向こう岸まで行きます。それは、イエスがパンを与えてくれたから、肉体的、世間的な意味での助けを与えてくれたからです。その群衆たちに向かってイエスは言います。「朽ちる食べ物のためではなく、いつまでもな
くならないで、永遠の命に至る食べ物のために働きなさい」と。
主よ、この世の思いから解放され、あなたのもとで安らぐ命、永遠の命だけを目指して生きることができますように。

復活節 第3火
ヨハネ6・30-35

パンは前に置いて見ているだけでは、命を養う糧にはなりません。取って食べなければなりません。そのように、復活者イエスを遠くから見ているだけでは、命にあずかることはできません。命のパンである復活者イエスのもとに来て、この方と結ばれ、一つになって生きるのでなければ、この方が与える命にあずかることはできません。この事態が、「わたしのもとに来る者」と「わたしを信じる者」という並行表現で語られます。自分を復活者イエスの中に投げ入れて委ね、この方と共に生きるという全存在的な生き方を指しています。これは、パウロの言う「エン・クリストー」に相当します。このように、復活者イエス・キリストに合わせられて生きる姿を、わたしは「キリスト信仰」と呼んでいます。
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イエスの言葉を信じられない人々は、あくまでもしるしを求めます。神の子である証拠を見せろというわけです。神の子ならモーセのようにパンを私たちに与えてみろと人々は言います。それに対して、イエスは「天からのパン」「命のパン」である自分自身をあなたたちに与えようと答えます。イエスのもとに行くとき、たとえ肉体が飢え渇くことがあったとしても、心の奥深くは永遠のいのちで満たされます。

------------ パン、つまり糧、食べ物は命を支える、命の営みに欠かせないものです。が、それは毒になる場合もあります。肥満な人、太りすぎの人は愛情不足の穴埋めとして、食べ過ぎて毒になるわけです。他に命を支えるものとして仕事があります。けれども、忙しすぎると仕事をストレスを生みます。また、人間関係も大切です。しかし、人に対して腹を立てると毒になります。私たちの生活を支えるものは全部このようなものです。1日1日ののメニューは、忙しさ、苛立ち、競争心、ヤキモチ、嫉妬、挫折感などなどです。こんな食生活ですと、「朽ちる食べ物のためではなく、いつまでもなくならないで、永遠の命に至る食べ物のために働きなさい」という福音書の言葉はピンときます。やはり、私たちも「天から降ってきて、世に命を与える」神のパンを必要としています。「主よ、そのパンをいつも私たちにください」と祈りたいものです。
復活節 第3水
ヨハネ6・35-40


イエスは「わたしが命のパンである」と宣言されます。原文は《エゴー・エイミ》の後に補語として「命のパン」という句が置かれています。《エゴー・エイミ》は本来神の自己啓示の呼称であり、復活者イエスがその神的臨在を現されるときの定式ですが、ヨハネ福音書では地上のイエスがしばしばこの言葉を口にしておられます。これも、地上のイエスを語る形で復活者イエス・キリストを告知するという福音書の二重性の結果です。 著者ヨハネは、この《エゴー・エイミ》という句の後に補語として象徴語句(羊飼いとかぶどうの木など)を置いて、「わたしは~である」というキリスト論的宣言文を多く用いています。ここの文の意味は、《エゴー・エイミ》の重要性を訳出するためには、「わたしはある、命のパンとして」と訳す方が正確かもしれません。ここで、《エゴー・エイミ》は命のパンとして現れるのです。復活者として臨在される霊のイエスこそが、「命のパン」、すなわち人に永遠の命を与える方であるという主張が、六章全体の主題です。
パンは前に置いて見ているだけでは、命を養う糧にはなりません。取って食べなければなりません。そのように、復活者イエスを遠くから見ているだけでは、命にあずかることはできません。命のパンである復活者イエスのもとに来て、この方と結ばれ、一つになって生きるのでなければ、この方が与える命にあずかることはできません。この事態が、「わたしのもとに来る者」と「わたしを信じる者」という並行表現で語られます。
「わたしのもとに来る」や、「わたしを信じる」は、前置詞《エイス》を伴う表現で、自分を投げ込む行為です(二九節の講解を参照)。両方とも、自分を復活者イエスの中に投げ入れて委ね、この方と共に生きるという全存在的な生き方を指しています。これは、パウロの言う「エン・クリストー」に相当します。このように、復活者イエス・キリストに合わせられて生きる姿を、表しています。http://ha3.seikyou.ne.jp/home/tenryo/John06.htm#top
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「徴税人や遊女はあなたがたより先に神の国に入る」(マタイ21、31)。
イエスのもとに来ること、すなわちイエスを信じることは、人の側のはからいではなく、神が与えてくださる恵みの結果であるという信仰が、ここに表明されています。そのことは、多くの人(とくにユダヤ人)がイエスを信じないのは、神がその人たちをイエスに与えないからであって、人の計画や努力の彼方のことであることを意味しています。パウロがローマ書九~一一章で展開した「恩恵の選び」による、絶対的な神の主権的支配の思想を、ヨハネはこのように表現しているのです。
 
 人がイエスのもとに来るのは父の恩恵の選びの結果ですが、イエスのもとに来た者を、その人の人間的価値を問題にして受け入れたり拒んだりすることは決してない、とイエスは断言されます。イエスは自分のもとに来る者を、誰をも裁かず受け入れてくださいます。取税人や遊女などを受け入れて食卓を共にされたという共観福音書が語るイエスの姿は、神の絶対恩恵の支配を具体的に示していますが、それをヨハネはこのように表現するのです。
http://ha3.seikyou.ne.jp/home/tenryo/John06.htm#top
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ヨハネによる福音書には、いわゆる「たとえ話」らしいたとえ話というものがありません。他の3つの福音書には、イエスさまがなさった「たとえ話」が多く記されています。しかしヨハネにはそのようなものがありません。どちらかと言うと、直球ストレートのようなイエスさまの言葉が多く記されているという印象を受けます。

私たちは食事をしないとお腹がすきます。たまには面倒だから一日ぐらい食べないでいよう、と思っても、やはり空腹には勝てません。お腹がすいて、どうにもならなくなります。
 実は私たちの真の命も同じではないでしょうか。私たちの霊魂、わたしたちの命そのものも、実はキリストのくださる「命のパン」をいただかないと、飢え渇いてどうにもならなくなるのではないかと思います。不安や怒りや、絶望が支配してしまって、生きる力が失われていくように思います。それで、私たちが空腹を満たすために、3度のご飯をいただくのと同じように、私たちの霊魂、わたしたちの命を満たすために、キリストのもとに行く。
今日の聖書の35節で、イエスさまを信じると言うことが、「わたしのもとに来る者」と言われていることは興味深いことです。‥‥イエスさまを信じるということは、イエスさまのところに行く、ということだとおっしゃっているのです。そうです。イエスさまのところに行くのです。自分一人でよいから、イエスさまに祈るのです。そして日曜日には共に礼拝する。
 私たちは、信仰生活をしていくと、やがて完全な信仰を得る、そういう境地に至る、ということではありません。イエスさまのもとを離れると、いつでもまた飢え渇いてしまいます。不安と恐れの中に戻ってしまいます。ただイエスさまの所にいるときだけが、平安と希望に変えられるときです。イエスさまの名によって、父なる神に祈る‥‥その時だけが、不安が平安に、絶望が希望へと変えられます。それゆえいつも主にすがりながら歩んでまいりましょう。


復活節 第3木
ヨハネ6:44-51

「運命」「第九」などの名曲で、現在もたくさんの人々に愛されている大作曲家、 ベートーベン。実は晩年のベートーベンは、聴覚障害に悩まされていました。音楽家にとって命とも言える耳が,だんだん聞こえなくなってきたのです。ベートーベンにとって音の世界が感じなくなった。もう存在しなくなった。
しかし彼は、そんな状態でも作曲を続けたと言われています。 ベートーベンが音を聴くために、タクト(指揮棒)を口にくわえた。タクトを口にくわえ、その先をピアノに押し付けたのです。ピアノからは大きな音がでていますから、ピアノ自体も震えています。 そのピアノの振動はタクトへと伝わり、タクトの振動は歯に伝わり、歯から頭蓋骨、 そして蝸牛へと伝わっていくのです。 こうしてベートーベンは音を聴いていたというわけです。
私たちも「永遠の命」ということに対して、非常に鈍い感覚をもっています。全く実感がわいてきません。




http://goldendance.jp/boneconduct/index.html
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「信じる者は永遠の命を得ている」と主は言われます。イエスを信じる者はこの世の命に死んでも、神の永遠の命に結ばれて生き続けるというのです。この言葉の意味は、生きている私たちにはまだ完全に分らないでしょう。ですが、この世へのこだわりから解放され、祈りの中で、出来事の中で、
共にいてくださるイエスに出会う時、永遠の命への希望によって力づけられるのです。主よ、どうか私たちを永遠の命へと導いてください。
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ここでの論理は循環しています。父から聞いて教えられた者だけが復活者イエスのもとに来ることができると宣言した直後に、父から教えられるのは復活者イエスによらなければならないと付け加えられています。この循環の外にいる者が、この循環の中に入るにはどうすればよいのでしょうか。そこには論理的な入口はありません。身を躍らせて飛び込む飛躍しかありません。復活者イエスの中へ自分の全存在を投げ込むのです。それが信仰です。
復活節 第3金
ヨハネ6:52-59

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イエスの肉を食べ、イエスの血を飲むとは、一体どういうことなのでしょうか。何かを食べたり飲んだりする時、それらは消化され、体の隅々にまで行き渡って私たちの一部になります。その時、もはや私たちと食べ物、飲み物の間に区別はありません。完全に一つなのです。イエスの肉を食べ、血を飲むというのもそういうことではないでしょうか。ただ、キリストのパンの場合は逆になります。鶏の肉は私の一部分になるが、キリストのパンを食べる場合は、私はキリストのようになっていくのです。不思議なものですが、そういうことになると思います。
主よ、どうかあなたの命がわたしの体の隅々にまでゆきわたりますように。
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ヨハネ福音書は、生まれながらの人間が自然に生きている「いのち《ビオス》」とは別の、「上から」与えられる新しい種類の命を「永遠の命《ゾーエー》」と呼び、その命をこの世に告知するために書かれた福音書です。「永遠の命」の「永遠の」は、いつまでも続いて無くならないという時間的な意味ではなく、また(ユダヤ教のように)将来の永遠の世界(来世)で与えられる命という意味でもなく、人間が現在生きる命のことですが、それが生まれながらの自然のいのち《ビオス》とは別の種類の命であることを示しています。その命を指すときには、この福音書はいつも《ゾーエー》という語を用います。「永遠の」をつけて「永遠の《ゾーエー》」と言うときも多くありますが、「永遠の」をつけないで《ゾーエー》だけでこの別種の命を指すこともさらに多くあります。




復活節 第3土
ヨハネ6:60-69

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イエスの言葉を聞いて、多くの弟子たちがイエスのもとから去っていきます。イエスの肉を食べ、血を飲むという言葉の意味を理解できなかったからです。イエスの言葉が彼らの中に入り、彼らを満たしたならば理解できたことでしょう。しかし、人間の力で理解できることではありません。神のこと
を悟る霊を送られるのは神だけなのです。
主よ、どうかあなたの言葉を素直に受け入れる心をお与えください。私たちの内にあなたの霊を送り、あなたの言葉の意味を悟らせてください。

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