Ecco una breve omelia ispirata ai testi che hai fornito, dal punto…

Ecco una breve omelia ispirata ai testi che hai fornito, dal punto di vista della missione in Giappone:


Omelia – "In questa città io ho un popolo numeroso"

Fratelli e sorelle,

le parole che il Signore rivolge a Paolo nella visione notturna sono piene di consolazione e forza:
"Non aver paura; continua a parlare e non tacere… in questa città io ho un popolo numeroso."

Siamo a Corinto, una città pagana, commerciale, ricca e corrotta. Apparentemente, non il luogo più favorevole alla predicazione del Vangelo. Eppure, Dio vi ha già seminato un misterioso popolo, nascosto agli occhi del mondo, ma visibile al suo cuore. Questo è il mistero della missione: non portiamo Dio in luoghi dove Egli non è, ma risvegliamo una presenza già lì, silenziosa e potente.

Il Giappone e la speranza nascosta

Anche il Giappone può sembrare, agli occhi di molti, una "Corinto moderna": avanzato, efficiente, spiritualmente distante. Ma il Signore ci dice:
"Non avere paura… in questa città, in questa terra, io ho un popolo numeroso."

Non lo vediamo ancora? È vero. Forse oggi è solo seme sotto terra, o radice invisibile. Ma la promessa di Dio non mente. E noi siamo chiamati, come Paolo, a restare, a insegnare, a seminare, anche senza vedere subito i frutti.

Il dolore che genera vita

Nel Vangelo di oggi, Gesù ci ricorda che ogni missione passa per la tristezza, come una donna passa per i dolori del parto. Chi annuncia il Vangelo in terra straniera — o anche solo in un cuore chiuso — sperimenta rifiuto, solitudine, silenzio.

Ma il dolore della missione non è sterile: è doglia di parto. E come dice il Signore:

"Quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo."

Ogni conversione, ogni cuore toccato da Cristo, è un figlio che nasce nella gioia di Dio. E questa gioia, dice Gesù, "nessuno potrà togliervela."

Il Dio re di tutta la terra

Il salmo ci ricorda che Dio è re di tutta la terra, non solo di una cultura, di un continente o di una storia. Anche il Giappone, con la sua bellezza, la sua disciplina, il suo desiderio di armonia, è preparato per il Vangelo. Forse non secondo i nostri schemi, ma secondo il ritmo paziente di Dio.


Conclusione

Fratelli e sorelle,
vivere la missione in Giappone non significa forzare una cultura a cambiare, ma ascoltare con amore e pazienza i battiti nascosti del Vangelo che già vibra nei cuori, spesso senza nome.

Come Paolo, restiamo. Come la donna, partoriamo nella speranza. Come il salmista, cantiamo inni al Re di tutta la terra.
E con gioia crediamo alle sue parole:
"In questa città, io ho un popolo numeroso."

Amen.


Se vuoi, posso anche prepararti una versione giapponese o un adattamento più adatto per una celebrazione interreligiosa o culturale.

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On his will is our peace

"In His will is our peace," Dante famously wrote. We try to find peace in doing our own will, in having our own way. That might keep anxiety at bay, for a time. But it's ultimately in vain. We find peace in knowing and doing His will. Which is not to say that we find comfort, prosperity, or popularity. Only that we possess the tranquility of knowing that we are on the right path. And when we know that we are walking in integrity and truth, then we can endure and even embrace a great deal of discomfort, poverty, and scorn.

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Ecco una bozza di omelia per il matrimonio di Luca e Valentina, celebrato…

Ecco una bozza di omelia per il matrimonio di Luca e Valentina, celebrato nella chiesa della comunità di lei. Il tono è affettuoso ma profondo, adatto a una celebrazione liturgica. Sentiti libero di adattare nomi o dettagli alla situazione concreta.


🕊️ Omelia per il Matrimonio di Luca e Valentina

Cari fratelli e sorelle,
cari Luca e Valentina,

oggi siamo riuniti non solo per essere testimoni di una gioia — che è grande, luminosa, commovente — ma anche per custodire un mistero. E lo dico con una parola che viene direttamente da San Paolo: "Questo mistero è grande: lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa." (Ef 5,32)

Il matrimonio cristiano non è solo un bellissimo gesto d'amore umano, né semplicemente un atto sociale o una promessa tra due persone. È un sacramento.
E cosa vuol dire "sacramento"?
Vuol dire che, attraverso la vostra unione visibile e concreta, Dio compie qualcosa di invisibile e eterno.


Oggi Luca e Valentina si dicono "per sempre" — e il mondo potrebbe sorridere, forse con un po' di scetticismo, pensando che il "per sempre" è un'illusione romantica.
Ma la Chiesa crede — e io con lei — che quando due battezzati si sposano nel Signore, non sono solo due, ma tre: c'è lo Sposo invisibile, Cristo, che entra nella loro storia, nella loro casa, nelle loro decisioni, nella loro carne.
Cristo non è solo testimone: è fondamento del loro amore.


Viviamo in un tempo che fa fatica a capire questo. Il matrimonio, nella società, viene spesso pensato come un contratto, revocabile, finché dura, finché conviene.
Ma voi oggi scegliete qualcosa di più grande, qualcosa che non dipende solo dalla vostra forza — perché, diciamolo con umiltà, nessuno ha in sé la forza di amare per sempre.
È solo nella grazia che riceverete oggi — quella del sacramento — che questo amore può diventare immagine dell'amore eterno di Dio.

San Paolo paragona il matrimonio all'amore tra Cristo e la Chiesa.
Cristo non ha amato la Chiesa quando era perfetta, ma l'ha amata per renderla santa, l'ha amata sacrificandosi per lei, l'ha amata fino alla fine.

Ecco allora il segreto, il "grande mistero":
il matrimonio non è semplicemente il culmine dell'amore, ma l'inizio della sua trasfigurazione.
Luca, tu non sei chiamato solo ad amare Valentina come oggi la vedi, nel suo splendore. Sei chiamato ad aiutarla a diventare ciò che Dio sogna per lei.
Valentina, tu non sei chiamata solo ad amare Luca per ciò che è oggi, ma ad amarlo come figlio della promessa, come uomo in cammino verso la sua pienezza.


La comunità di Valentina — e oggi anche la tua, Luca — questa chiesa che vi accoglie, non è uno sfondo decorativo. È la famiglia che prega con voi e per voi.
Il vostro matrimonio è un dono alla Chiesa stessa.
Perché ogni coppia che si ama nel Signore rende più visibile l'amore con cui Cristo ama il suo popolo.

Allora, non abbiate paura del "per sempre".
Non abbiate paura del sacrificio, della fatica, delle giornate buie: Cristo sarà con voi.
E ogni volta che vi prenderete per mano nella stanchezza, ogni volta che saprete perdonarvi, ogni volta che crescerete insieme — il mistero tornerà ad accadere.

E il mondo, forse anche chi oggi non crede, potrà guardare a voi e dire:
"L'amore esiste. Ed è più grande di noi."

Amen.


Se vuoi, posso aggiungere anche una versione abbreviata o suggerimenti per la proclamazione. Vuoi anche un saluto finale da rivolgere agli sposi dopo la benedizione?

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